Il Mio Carso Edizione Da Collezione - Scipio Slataper |
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Author:
| Slataper, Scipio |
ISBN: | 979-8-7764-3144-9 |
Publication Date: | Nov 2021 |
Publisher: | Independently Published
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Book Format: | Paperback |
List Price: | USD $10.85 |
Book Description:
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Scipio Slataper (Trieste, 14 luglio 1888 - Gorizia, 3 dicembre 1915) è stato uno scrittore e militare italiano, irredentista, fra i più noti nella storia letteraria di Trieste.
Nacque a Trieste, dal 1867 parte dell'Impero austro-ungarico, da Luigi Slataper, un commerciante e più volte consigliere comunale, e da Iginia Sandrinelli[1].
Il cognome paterno suggerisce un'origine slovena: pare, che gli avi paterni dell'autore fossero originari di Tolmino, nella...
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Scipio Slataper (Trieste, 14 luglio 1888 - Gorizia, 3 dicembre 1915) è stato uno scrittore e militare italiano, irredentista, fra i più noti nella storia letteraria di Trieste.
Nacque a Trieste, dal 1867 parte dell'Impero austro-ungarico, da Luigi Slataper, un commerciante e più volte consigliere comunale, e da Iginia Sandrinelli[1].
Il cognome paterno suggerisce un'origine slovena: pare, che gli avi paterni dell'autore fossero originari di Tolmino, nella Goriska, ed il capostipite del ramo triestino fu forse Giacomo Filippo, morto nel 1836; tuttora in Slovenia ed in Croazia è diffuso il cognome Zlatoper[1]. Tuttavia egli stesso, nella sua opera principale Il mio Carso, accenna ad ascendenze boeme nella sua famiglia[2]. I Sandrinelli erano invece originari del Veneto e la madre era nipote di Scipione Sandrinelli, che fu podestà di Trieste ed esponente del partito liberal-nazionale[1].
Ebbe cinque fratelli: Lucilla (morta in tenera età), Gastone, Vanda, Nerina e Guido[1].
Nel 1899 entrò al liceo "Dante" dove ebbe come insegnante di latino Guido Costantini e di tedesco Emilio Bidoli. A causa di una malattia nervosa, dovette lasciare la scuola nel 1903 e trascorse un periodo sul Carso per curarsi; conseguì il diploma nel 1908[1].
Si trasferì a Firenze per studiare[3]; qui si laureò in Lettere, con una tesi su Ibsen. Nel gennaio del 1909 incontrò a Trieste Anna Pullitzer, giovane con cui ebbe una relazione intensa quanto tormentata, conclusasi tragicamente col suo suicidio nel maggio dell'anno seguente. Sconvolto dall'avvenimento si ritirò in solitudine in una piccola abitazione sull'altopiano di Occisla dove iniziò a scrivere Il mio Carso, che, pubblicato nel 1912, resterà il suo unico romanzo. Tornato a Trieste, nel settembre 1913 sposò Luisa Carniel, detta Gigetta, da cui ebbe un figlio cui fu dato il medesimo nome di Scipio e che, arruolato tra gli alpini della Divisione Julia, rimase disperso in Russia durante la ritirata (1942-1943) e isignito di medaglia d'oro al valor militare [4].
Pur essendo stato inizialmente molto critico nei confronti delle tesi irredentiste, allo scoppio della Prima guerra mondiale si arruolò volontario, come molti altri triestini, insieme col fratello Guido nel Regio Esercito italiano, raggiungendo il grado di sottotenente di Fanteria nel 1º Reggimento "Re"; morì al fronte combattendo sul monte Podgora (toponimo sloveno della località Piedimonte del Calvario, ora nel comune di Gorizia)[5]; per il suo coraggio gli fu concessa la medaglia d'argento al valor militare[6] alla memoria.
Entrato in contatto negli anni universitari con i giovani letterati italiani che ruotavano attorno alla rivista La Voce, fondata da Giuseppe Prezzolini, vi collaborò assiduamente, pubblicando numerosi articoli. Le Lettere triestine sono una serie di articoli pubblicati su La Voce nel 1909; in questi scritti, molto critici e che molto fecero discutere, Slataper analizza la situazione culturale della Trieste dell'epoca, che ai suoi occhi si presentava senza «tradizioni di coltura». La borghesia che governava la città giuliana, poiché politicamente si trovava sotto l'Impero asburgico, basava la propria italianità, oltre che su elementi etnici, soprattutto su motivazioni di stampo culturale; l'accusa venne dunque percepita come grave e venne rifiutata con sdegno dalla classe dirigente triestina, che vide in Slataper un traditore della causa dell'italianità di Trieste.