L' antologia Delle Zanzare

Le pagine di questa antologia sono state scritte, pensate, spedite, disegnate o volantinate in un'epoca che va dalla fine degli anni '70 alla metà degli anni '80, quando i loro autori avevano meno di vent'anni. Ora ne hanno quaranta di più e, insieme all'età, è aumentato il desiderio di vederle pubblicate, per diverse ragioni. Queste pagine raccontano i desideri, le aspirazioni, i sogni e le inquietudini di un gruppo di adolescenti di un piccolo paese della provincia di Milano,...
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Le pagine di questa antologia sono state scritte, pensate, spedite, disegnate o volantinate in un'epoca che va dalla fine degli anni '70 alla metà degli anni '80, quando i loro autori avevano meno di vent'anni. Ora ne hanno quaranta di più e, insieme all'età, è aumentato il desiderio di vederle pubblicate, per diverse ragioni.
Queste pagine raccontano i desideri, le aspirazioni, i sogni e le inquietudini di un gruppo di adolescenti di un piccolo paese della provincia di Milano, dominati da un'idea tanto grande quanto semplice: cambiare il mondo, niente di meno.
Nella miglior tradizione delle cose ritrovate, i fogli, scritti a mano o con la macchina da scrivere, erano stati riposti (e poi persi e dimenticati) in vecchie scatole delle scarpe.
Ma ritrovate e, una volta riprese in mano e rilette, hanno mostrato la capacità di sprigionare un effetto assolutamente imprevisto: queste storie paiono scritte da sconosciuti, segno che il tempo trascorso ha inciso sulla memoria, e con essa una forma di allontanamento tra l'adolescenza ormai trascorsa da tempo e l'incerta maturità acquisita.
Una rilettura di quegli scritti ha però prodotto un effetto singolare: ha permesso un'immersione in un tempo ritrovato con un'intensità inaspettata e ha ricomposto una nuova connessione passato-presente.
Un'altra ragione di interesse rappresentata da questi scritti è la serie di immagini che ci proiettano in un'epoca decisamente particolare: gli anni della contestazione giovanile.
Gli anni a ridosso del '68, quando giovani di diverse parti del mondo decisero che il mondo stesso andava cambiato il più in fretta possibile, nel modo più radicale possibile, attraverso modalità le più rivoluzionarie possibili.
Partendo da queste premesse, il controcanto evidente in questi scritti è l'ingenuità, l'idealismo, l'illusione del tutto e subito. Romanticismo? Innocenza adolescenziale? Certo, e una tenerezza che lascia attoniti.
Ma vi è un altro aspetto che merita una sottolineatura. Si tratta della rilevanza della scrittura, che accompagna, sostiene, si prende cura, di un malessere diffuso tipico sia dell'età, sia di un periodo caratterizzato da tensioni sociali molto intense. La scrittura come modalità per conoscere maggiormente se stessi, per fissare su un foglio i travagli di una generazione.
Una ricerca, quella della scrittura curativa, che forse ha avuto l'effetto di un balsamo, un lenitivo che ha ammorbidito, diluito, le tensioni di un periodo storico denso di speranze e aspettative.
Questa raccolta racchiude in sé, quindi, un insieme di tensioni e sogni, di "mode" e dichiarazioni, improntate alla controcultura di quegli anni.
Vi sono tracce delle forti spinte dei movimenti antagonisti - nella fattispecie legati al movimento Anarchico - al movimento poetico e letterario della Beat Generation, alla nuova sensibilità di genere avviata dal femminismo, all'importanza della musica, in particolare il Rock e i cantautori, all'epica del viaggio (tanto all'esterno quanto all'interno), di uno spirito utopico che non ha avuto riscontri negli anni successivi.
Anche la scelta del nome si inserisce ovviamente in quel contesto: Fiore Pazzo altro non è che un prolungamento, un'elaborazione, dell'idea più generale di ampliare le porte della conoscenza e di sperimentare dimensioni dell'esistenza che abbiano la loro evoluzione in un mondo nuovo ancora tutto da costruire.