Povera Gente |
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Author:
| Dostoevskij, Fëdor Mihajlovič |
Translator:
| verdinois, Federigo |
ISBN: | 979-8-7397-1270-7 |
Publication Date: | Apr 2021 |
Publisher: | Independently Published
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Book Format: | Paperback |
List Price: | USD $13.17 |
Book Description:
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Opera prima di Dostoevskij, Povera gente è un breve romanzo epistolare che lo scrittore russo iniziò nel 1844, all'età 23 anni, e pubblicò nel 1846, dopo numerose riscritture. Makar, oscuro impiegato statale di quasi cinquant'anni, e Varvara, una giovane orfana che a stento si guadagna da vivere con modesti lavori di cucito, pur abitando nello stesso caseggiato - le finestre delle loro stanze danno sullo stesso cortile interno e ognuno può vedere quella dell'altro - intrattengono...
More DescriptionOpera prima di Dostoevskij, Povera gente è un breve romanzo epistolare che lo scrittore russo iniziò nel 1844, all'età 23 anni, e pubblicò nel 1846, dopo numerose riscritture. Makar, oscuro impiegato statale di quasi cinquant'anni, e Varvara, una giovane orfana che a stento si guadagna da vivere con modesti lavori di cucito, pur abitando nello stesso caseggiato - le finestre delle loro stanze danno sullo stesso cortile interno e ognuno può vedere quella dell'altro - intrattengono un'amichevole corrispondenza che durerà alcuni mesi, fino al giorno in cui la povertà e una salute sempre più cagionevole inducono Varvara ad accettare la proposta di matrimonio di un ricco possidente. La partenza di Varvara getta Makar nella disperazione. Già in questo suo primo romanzo, Dostoevskij dà vita al suo "piccolo uomo", uno dei temi conduttori nella letteratura russa del XIX secolo. Makar Devuskin si colloca infatti accanto a Samson Vyrin, del Mastro di posta puskiniano, o ad Akakij Akakievič, protagonista del Cappotto di Gogol, i suoi due illustri predecessori. È l'uomo di umili origini, che occupa i gradi inferiori della scala sociale. Un "uomo senza qualità", mite e di buon cuore. Antieroe che si contrappone all'eroe della letteratura romantica.Dall'incipit del libro:Varvara Alekséevna mia impareggiabile!Ieri sono stato felice, felicissimo, arcifelice! Una volta almeno, caparbietta che siete, mi avete dato retta. Verso le otto di sera, mi sveglio (voi già sapete, cara, che dopo l'ufficio mi piace schiacciare un sonnellino), prendo la bugia, preparo i miei fogliacci, tempero la penna, e così a caso alzo gli occhi... parola d'onore, il cuore mi dà un tuffo! Come avevate imbroccato il mio desiderio, il desiderio di questo mio cuoricino! Vedo alla vostra finestra una cocca della tendina ripiegata e appuntata al vaso di gelsomini, proprio come io una certa volta vi accennai; e mi sembrò anche, così tra luce e ombra, di veder balenare il vostro visino, e che voi guardaste dalla mia parte, e che pensaste a me. E che dispetto, che quel visino aggraziato non mi riuscisse di distinguerlo a dovere! Una volta, ve lo garantisco io, mia buona amica, non mi faceva difetto la vista. Brutta bestia la vecchiaia! Adesso, vedo tutto in nebbia. Basta un po' lavorare di sera, scribacchiare due righe, ed eccoti la mattina con gli occhi rossi e lacrimosi, che è una vergogna mostrarti alla gente. Eppure, se sapeste come nella fantasia mi brillava il vostro bel visino, angioletta mia, il vostro sorriso così buono e dolce; e io mi sentivo dentro un non so che, come quella volta... vi ricordate, Vàren'ka?... quella volta che vi baciai. Mi sembrò allora che un vostro ditino mi minacciasse... Non è così, birichina?... Non vi scordate, badiamo, di descrivere tutto questo nella vostra lettera.